La Namibia di Carla

Il racconto a puntate di Carla Barda per ricordare il viaggio compiuto in Namibia nel maggio 2012 e condividere le emozioni provate e conservate nel proprio cuore.

Puntata n. 1 - L'arrivo, il Lodge e le prime emozioni

Raccontare e descrivere la Namibia è impossibile, la Namibia la devi vivere per riempirti i polmoni dell’aria frizzante del primo mattino, sentire il profumo della savana e godere dei suoi incredibili tramonti e delle altrettanto spettacolari aurore.

Questo è stato il mio viaggio, un viaggio di 4400 chilometri per lo più su strade sterrate, ma tranquillamente percorribili con una normale vettura. Noi – mio figlio ed io – avevamo noleggiato una Toyota Corolla, rivelatasi auto davvero straordinaria.

Il volo Air Namibia Francoforte – Windhoek è comodissimo perché, arrivando alle cinque del mattino a Windhoek, permette di avere tutta la giornata davanti, guadagnando così un giorno. Abbiamo dormito poche ore, ma la sola idea di essere in Namibia ci carica al massimo: ritiriamo l’auto, cambiamo un po’ di euro e via in direzione della capitale e della B1, una “autostrada “ a doppio senso di marcia che corre da nord a sud e che ci porterà verso il deserto del Kalahari.

Il Kalahari namibianoA Kalkrand lasciamo la strada asfaltata e svoltiamo ad est, verso il deserto. Lo sterrato ci costringe a rallentare, ma man mano che avanziamo il paesaggio ci rapisce: ecco la sabbia rossa del Kalahari e le piccole dune ricoperte di arbusti che contrastano con l’azzurro intenso del cielo.

Varchiamo il cancello d’ingresso del lodge, ma il lodge vero e proprio dista una ventina chilometri: per la prima volta abbiamo la percezione delle distanze e della vastità delle riserve. Incontriamo i primi springbok che scappano via impauriti, mentre noi emozionatissimi, scattiamo fotografie in quantità. Ecco il lodge: siamo accolti con una fresca bevanda di benvenuto ed accompagnati alla nostra stanza, immensa ed accogliente.

E’ metà mattina, il sole è alto ed un’oretta di sonno è inevitabile: è necessario riposare perché la giornata seguente sarà lunga. Più tardi avremo modo di esplorare i dintorni. Dal lodge partono diversi sentieri che percorreremo in tutta tranquillità; il silenzio è totale, gli springbok fuggono al nostro passare, il sole sta calando …. E’ autunno ed il buio arriva presto, regalando un cielo incredibilmente stellato. Non c’è luna, ma non è difficile individuare la Via Lattea.

Veglia e sonno prendono subito un ritmo diverso, molto naturale, scandito dal sole che si leva e cala prestissimo. Un’abbondante prima colazione consumata all’aperto anche se l’aria è frizzantina e siamo pronti per partire. Carichiamo le borse, ma ecco il primo “problema”: una gomma a terra, problema risolto in pochi minuti grazie all’aiuto immediato dei ragazzi del lodge che paiono alquanto pratici nel cambiare le gomme ..… Presto lo saremo anche noi! Riprendiamo la B1 in direzione sud. Sosta a Mariental per far riparare il pneumatico bucato e rapido giro di questo piccolo centro, che non presenta particolari attrattive.

Il Fish River Canyon è distante e sulla strada vogliamo fermarci per visitare la Quiver Tree Forest, il bosco dei cosidetti alberi faretra perché l’interno “spugnoso” dei rami veniva svuotato dai Boscimani che ne ricavavano delle sorti di faretre per le loro frecce. Nelle immediate vicinanze scopriamo il Giants’ Playground, un vero e proprio labirinto di massi di grandezze diverse messi a casaccio fra gli arbusti e i “quiver tree”. Ritrovare l’uscita dal labirinto richiederà più tempo del previsto.

Namibia, Fish River CanyonSi va facendo tardi e volendo arrivare al Fish River prima del tramonto, dimentichiamo di fare il pieno a Keetmanshoop, una dimenticanza che ci darà in seguito qualche batticuore. Impieghiamo quasi un’ora per percorrere gli ultimi 25 chilometri: sterrato, buche e sassi, ma il panorama è stupendo e rievoca il Grand Canyon del Colorado. Arriviamo al lodge che il sole è già tramontato, ma quando veniamo accompagnati al nostro bungalow, restiamo a bocca aperta: siamo sul bordo del canyon ed il terrazzo privo di ringhiera è delimitato da una fune che corre lungo il suo perimetro. Un brivido corre lungo la schiena, ma ci sediamo sulle poltroncine e guardiamo rapiti il panorama. Abbiamo un giorno intero per passeggiare lungo i sentieri e ammirare il canyon da diverse angolature.

Il personale del lodge è di una gentilezza incredibile ed alla nostra partenza, essendo stati informati del nostro “problema carburante”, ce ne vendono dieci litri, allo stesso prezzo che alla pompa, per consentirci di arrivare ad Aus, distante un centinaio di chilometri.

Gomma a terra... That's Namibia too...Partiamo tranquilli, ma vedendo le tacche diminuire velocemente iniziamo a temere di non farcela; nonostante il caldo, teniamo chiusi condizionatore e finistrini … Il sole picchia e lo sterrato è tutto buchi e sassi. L’auto vibra un po’ più del solito. E’ la strada o altro? Ci fermiamo per controllare ed aprendo la portiera siamo investiti da un acre odore di gomma bruciata. Uno dei pneumatici posteriori è distrutto, ma fortunatamente il cerchione non è danneggiato. Ridiamo, scattiamo delle foto per documentare l’avventura, svuotiamo il bagagliaio per recuperare la ruota di scorta e ci mettiamo all’opera … La Namibia è anche questo! Possiamo ripartire.

L’indicatore del carburante segna rosso e manda segnali allarmanti… Mi vedo già ferma sul bordo della strada tentar di fermare le rare auto che passano, ma riusciamo ad arrivare miracolosamente ad Aus con l’ultimo litro di benzina nel serbatoio.

(...continua)